Non c’è dubbio alcuno che lo Stato Islamico ci abbia dichiarato guerra, e dunque ci troviamo a fronteggiare una guerra. Ma le guerre hanno molti terreni, e tra i più importanti ci sono le reazioni psicologiche- la guerra dei nervi- e la capacità di comunicare. A tradurre la nota massima francese dovremmo dire che in guerra bisogna andare come si va in guerra, attrezzati. L’Italia, invece, è messa male:
1) Improvvide dichiarazioni del ministro degli esteri, e di quello della Difesa. In realtà gli unici a prenderli sul serio sono i nemici, ci guadagniamo un po’ di minacce.
2) Renzi fa retromarcia e rinvia tutto a un quadro Onu. A chiedere riunione del consiglio di sicurezza sono però Francia ed Egitto.
3) esperti e media a disegnare e calibrare intervento militare: io credo che se a una forza internazionale, nella quale Francia e Gran Bretagna, autrici del pasticcio dovrebbero essere in prima fila- si arrivasse mai -ipotesi molto avventurosa – l’Italia dovrebbe starne fuori. Perchè è paese frontaliero e perchè è perfetta per svolgere un ruolo di mediazione, ciò che richiede una rinuncia a un impegno militare diretto.
4) l’ideologia e la politica, vera metastasi del Paese – che portarono quattro anni fa ad “arruolarsi” nella caccia al pessimo Gheddafi anche pacifisti di vecchia data, continuano a dominare il dibattito. Ad esempio sostenendo che immigrazione dei barconi e terrorismo sono problemi separati. Sono fenomeni separati, ovvio. Ma il secondo sta già utilizzando il primo, come un missile di dolore, panico, ricatto morale.
5) Sproloqui sui rischi: non hanno missili in grado di traversare il canale di Sicilia. Cos’hanno allora, oltre alla bomba umana dei barconi? Possono contare su infiltrati e lupi solitari. Possono usare barchini come quelli che colpirono la portaerei Cole nel golfo di Aden e colpire navi impiegate in soccorso umanitario. Hanno fatto bene, quelli della Guardia Costiera a inghiottire l’umiliante restituzione del gommone senza reagire, avrebbero messo a rischio tutti i naufraghi raccolti sul ponte. Ma da ora in poi, sappiamo che operare al limite delle acque libiche non è da crocerossine.
6) Catastrofismi sulla Libia: la forza di Isis è la fama della sua forza. A Misurata e a Tripoli ha davanti a sè milizie che, al pari di loro, non sono gentiluomini, nè educande. Potrà avanzare e vincere solo per cooptazioni, accordi, fascino. Altrimenti ha pane per i suoi denti. Pane nero e poco commestibile per noi, ma duro.
7) Provincialismo: ci spaventiamo perchè sono dall’altra parte del mare. Ma il fronte è molto più vasto. Il potere da calamita (basterebbe aggiungere un accento sulla à per definirli meglio) viene dalla proclamazione del Califfato , che suona seducente per ogni arabo. Amministrare il Califfato è arduo, e un’inerzia necessaria porta l’Isis a moltiplicare i fronti, a proclamare più province affiliate innanzitutto per sedurre la piazza araba. La guerra si vince anche in Libia, ma il problema centrale resta la Siria, e l’Iraq di Mosul e della provincia di Anbar.
8) Sottovalutazione. la Libia è però decisiva per Isis. Perchè, a differenza di Siria e Iraq, dove tutti i sunniti soffrono un’egemonia sciita, la Libia è il primo paese compattamente sunnita in cui dichiarano un territorio liberato (Nigeria e Sinai contano molto meno).
9) Gli “italiani”. A testimoniare l’importanza della Libia, sta il fatto che il Califfo ha inviato in Libia tutta un brigata di libici che si batteva in Siria. C’è di più: in Libia sarebbero stati inviati anche gli “italiani”, cioè immigrati cresciuti in Italia che avevano raggiunto la Siria. A suo tempo si era parlato di un’ottantina di persone. A questi andrebebro aggiunti 36 “italiani” che in queste settimane hanno raggiunto la Libia dall’Italia. Ovvio che questo “dossier” trascurato sarebbe particolarmente delicato da gestire per noi.
10) In guerra, se non vuoi assomigliare al nemico devi essere duro ma conservare i tuoi tratti, i tuoi principi, l’identità che ti ha reso, ai loo occhi, un nemico. A me piace che si scherzi: “an vedi er califfo sur racordo anulare…”. Mi piace meno che ci sia una distribuzione ideologica della pietà: guai a non soccorrere, guai a dimenticare quelli che la correttezza politica chiama “migranti” come se essere immigrati fosse una patente di indegnità. Ma non ho visto pietà a piene mani per la fila di egiziani decapitati. Perchè erano lavoratori (non meritavano un minuto di silenzio dei sindacati italiani ?) ? Perchè erano arabi ? Sono insopportabili i naufragi, che restano disgrazie. Ma sono insopportabili anche le decapitazioni, che sono cercate, mostrate, esibite. Siamo in debito di un po’ di pietà e di indignazione.
11) In guerra devi prevedere le mosse del nemico, e prepararti per sventarle, o affrontarle in qualche modo. Lo Stato Islamico guarda all’Islam, è lì il territorio da conquistare. L’italia è solo un terreno di propaganda, una location per atti simbolici rivolti alla piazza araba. Pericolosi, certo, ma dobbaimo temere altro. C’è un ostaggio italiano, in Libia, un simpatico medico catanese. Se io fossi un jihadista sarebbe lui la prossima mossa psicologica contro l’Italia. Se io fossi lontano da destra e sinistra, come sono, direi paghiamo tutto subito, e veloci, e se proprio pensiamo ai militari, ecco dove fare un blitz. L’unica opzione armata che avrebbe senso.
in tutti questi anni si è pensato alla scenografia italiana ,mi spiego in due parole le belle divise militare di tutte le armate e i bei soldi pagati da noi ai generali e tutti gli ufficiali , ed’ora che dobbiamo difendere la nostra patria non dico di andare in guerra ma dico difendere ,non siamo attrezzati questo è tutto allucinante un grazie alla nostra politica italiana complimenti viva l’italia
Io invece mi aspetto la cattura di una nostra nave, qualche decina di uomini di equipaggio nulla potrebbero contro un centinaio di assalitori, armati anche solo di coltelli, saliti a bordo mischiati a qualche decina di disperati veri . E non rimpiangiamo Gheddafi, aveva già portato il suo paese al collasso, il regime era già condannato, forse qualcosa come l’Isis si sarbbe palesata persino prima se la cadurta di Gheddafi fosse stata più lunga e sanguinosa. Il vero errore fu non appoggiare fino in fondo un qualsivoglia governo e fornirgli mezzi ed appoggio finanziario e logistico per pacificare il Paese, lasciando che se la sbrigassero loro ma in una cornice controllata.
Ma se non siamo neanche capaci di riportare a casa due SOLDATI detenuti illegalmente da anni in India…….! Per favore evitiamo di fare le solite figure di incapacità e disorganizzazione unendoci ad altri Paesi in azioni militari (vedi Cocciolone e…non ricordo il nome). Complimenti a Toni Capuozzo per la solita puntualità e precisione nelle sue analisi
Bhe’ la situazione è allucinante per svariati fattori: in Italia dopo la morte del vecchio politico carismatico Andreotti non mi pare di scorgere intelligenze di qualità sopraffina capaci di saper gestire una sorta di dichiarazione di guerra subita e parallelamente una enormità di sbarchi..un preannunciato assedio di extracomunitari libici,siriani ecc che nel territorio italiano “non si è piu’ in grado” di controllare e metabolizzare senza avere la certezza di subire un vero e proprio esodo con rischi per infiltrazioni terroristiche pilotate. In piu’ L’ITALIA da anni dimostra decadimento ideologico culturale,caduta del Senso dello Stato, cattiva organizzazione dello stesso che, fatto snellire e impoverire a dismisura, non ha le risorse, mal distribuite, neanche per garantire una vita dignitosa agli italiani. Non si è investito nella difesa, negli uomini, si è fatta spending review invece di aumentare forze dell’ordine, eserciti,marinacorpi speciali,servizi segreti..Il tutto sembra trascinarsi come un qualcosa di logoro, vecchio da doversi trascinare dietro e l’unico pensiero o azione è andato solo per mantenere inalteratwe sperequazioni economiche e privilegi delle caste sfaldando a dismisura il patto e il dialogo sociale che rende grande un popolo.Con questi presupèposti e con questi politici, e queste giustificate e incancrenose privazioni non è facile per uno STATO tornare ai vecchi concetti di ITALIA DA DIFENDERE, POPOLO ITALIANO, LEGALITA’,PATRIOTTISMO E BENESSERE,SACRIFICIO E MORTE PER IL PROPRIO POPOLO. Ma non abbiamo scelta e vedrete che proprio l’imminenza di tali pericoli terroristici, ma credo piu’ che terroristici potrebbero portare l’ITALIA a tornare un popolo forte,unito che sappia strutturarsi per saper tornare a combattere e vincere. W L’ITALIA SEMPRE E PRONTI A TUTTO ANCHE ALLA MORTE PUR DI VINCERE. W L’ITALIA. Non dobbiamo avere paura di nessuno ma dobbiamo imparare a risvegliarci da sonnolenze e immaturità decennali. Pasquale Coppola
Piccolo squallido pezzo di terreno a forma di stivale.. pieno di vili e mafiosi, ipocriti e inumani potenti.. comici e comicini e ancora mafiosi e corrotti.. .Uno staterello che non solo umilia e stupra il proprio popolo ma anche le proprie divise.. ma di che parliamo?
In realtà la guerra all’Italia, ed all’Occidente in generale, è solo un pretesto per allargare il fronte del consenso all’interno del mondo islamico evocando il ricordo delle Crociate contro gli Infedeli. La vera guerra è tutta all’interno tra sunniti, sciiti e tutta la galassia di movimenti che interpretano a modo loro il Corano per imporre la loro egemonia sui loro odiati “fratelli”. La caduta di Gheddafi e la Libia sono la dimostrazione di cosa accade nei paesi arabi quando viene a mancare l’unico modo di renderli coesi: la dittatura, tanto più efficace quanto più spietata. L’Italia e l’Occidente devono resistere alla tentazione di farsi “tirare per la giacchetta” in un conflitto su un terreno che ci vede perdenti a priori, e la storia antica e recente dovrebbe avercelo insegnato. Anche la soluzione diplomatica non appare gestibile se non con interlocutori “forti” in grado di offrire garanzie sul rispetto degli eventuali trattati che si potrebbero intavolare. OK, siamo in guerra. E allora? Una Nazione minacciata ha il diritto di difendere i propri confini , ed il nostro principale confine è il Mare. Senza essere Napoleone, l’unica strategia praticabile dall’Occidente, senza impegolarsi in azioni tatticamente insostenibili su un terreno ostile che ci vede perdenti a priori, deve consistere nello schieramento di un cordone difensivo costituito da una flotta di navi che incrocino a distanza di sicurezza dalle coste africane ed impongano una zona “no ship, no fly”. Qualsiasi, e ribadisco qualsiasi, mezzo cerchi di violarla deve essere colato a picco od abbattuto. La superiorità in Mare dell’Occidente, nei confronti dell’Isis e di qualsiasi stato Arabo, è schiacciante ed il divario tecnologico incolmabile, almeno in tempi brevi. Poco importa se i traffici commerciali dovranno essere dirottati su rotte diverse e se si creeranno “danni collaterali” (leggi migranti) la guerra è guerra e le vittime ed i danni ne fanno parte, piaccia o no. Lasciamo che gli Arabi risolvano i loro ancestrali problemi di interpretazione Coranica tra di loro, isolandoli da noi e sperando che alla fine, tra loro, resti qualcuno vincitore con il quale intavolare una trattativa credibile. “Divide et impera” dicevano i nostri avi Romani, almeno il divide ce lo siamo risparmiato! E quello che sostiene Marco non potrebbe accadere.